SAPRI

a 12 minuti in auto

distante 8,7 km

DESCRIZIONE

La cittadina di Sapri sorge su una piccola pianura costiera che s'immerge nelle acque della baia antistante, chiusa a semicerchio dai monti appennini che si ergono alle sue spalle. Durante la stagione estiva numerosi villeggianti popolano il suo bellissimo lungomare alberato.

La cucina offre i sapori genuini della tradizione gastronomica cilentana. Ad essa, oltre che alla placida calma offerta a quanti giungono dalla città, è legato il titolo apparso tempo fa su un quotidiano nazionale: "A Sapri non si muore mai".

Le origini di Sapri sono molto antiche, come attestano alcuni insediamenti dell'età del Bronzo scoperti poco lontano dall'abitato. Narra Erodoto che nel 510 a.C., quando Sibari fu rasa al suolo dai Crotoniati, parte degli esuli sibariti trovò rifugio presso la leggendaria città di Skidros, antica colonia greca dedita al commercio con le popolazioni lucane dell'entroterra. Skidros, benché avvolta nel mistero, è dai più localizzata in Sapri.

In età romana la baia ed il suo entroterra furono certamente tenute in grande considerazione, sia come località di soggiorno sia come porto commerciale. Cicerone, che ne era un frequentatore entusiasta, la definì "Parva gemma maris inferi", cioè piccola gemma del mare del sud. Nel I sec. d.C., lungo l'estremità occidentale della baia fu costruita un'imponente villa patrizia, poi ampliata in età imperiale. L'imperatore Massimiano Erculio vi si ritirò dopo avere abdicato, e in questa villa si trovava suo figlio Massenzio quando fu acclamato imperatore.
La villa, le cui vestigia oggi si protendono in mare ricoperte da fitte praterie a poseidonia, consisteva di numerosi edifici ed era dotata di un porticciolo, di un impianto termale e di un teatro.

Agli inizi del ‘900, nelle vicinanze della Villa fu ritrovato il Cippo Funebre del I sec. d.C., oggi collocato in piazza Plebiscito. Altri resti di fattorie e strade romane affiorarono lungo i rilievi alle spalle della baia.

Nel corso del Medioevo l'abitato scomparve, a causa dell'instaurarsi di un ambiente palustre e malsano.

Al fine di impedire ulteriori scorrerie, a guardia del litorale di Sapri furono costruite le torri costiere di Capobianco e Mezzanotte.

Nel XVII sec. cominciò la costruzione dell'odierno abitato, che portò alla nascita del piccolo borgo marinaro della Marinella. In questo periodo sorsero la Chiesa di San Giovanni Battista, poi ricostruita dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, la Cappella del Santo Rosario, La Chiesa di Sant'Antonio di Padova al Timpone e la Chiesa dell'Immacolata.

L'espansione dell'abitato proseguì fra il '700 e la seconda metà dell'800, secondo uno schema di vie parallele e trasversali alla linea di costa. Nel 1828 il viaggiatore scozzese Crufurd Taid Ramage scrisse di Sapri: "questo paese aveva un aspetto di maggior benessere di quanti ne avessi fin qui veduti…".
Agli inizi del ‘900 l'abitato assunse l'aspetto attuale. A quest'epoca, in particolare, risalgono la costruzione sia dell'Istituto Santa Croce lungo l'estremità occidentale della baia, sia dell'edificio del Buon Pastore vicino all'attuale Villa Comunale.

Solo pochi decenni prima (2 luglio 1857) a Sapri era sbarcata la famosa "spedizione dei trecento di Carlo Pisacane", immortalata da Luigi Mercantini nella poesia "la Spigolatrice di Sapri". La tragica impresa è commemorata da un obelisco eretto nel primo centenario a Largo dei Trecento, da una statua dell'eroe posta il 1933 nella Villa Comunale, da una statua molto suggestiva che raffigura la Spigolatrige adagiata sulla scoglio dello Scialandro, mentre volge lo sguardo nel punto della baia di Sapri dove i trecento sbarcarono. Ogni estate, inoltre, la spedizione è celebrata da una suggestiva rievocazione in costume dello sbarco.

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